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Quali erano i sentimenti delle popolazioni meridionali, quali le valutazioni, le prese di posizione, le loro reazioni davanti agli avvenimenti straordinari che nel decennio 1860/1870 disegnarono il loro destino e quello del loro Paese per tutti gli anni a venire, compresi quelli in cui oggi si va svolgendo la nostra vita? Quali i loro sentimenti e le loro risposte davanti all'insediamento sul loro territorio della monarchia sabauda e del regime di stampo burocratico, fiscale, militare da essa instaurato? Sono domande indispensabili per leggere gli avvenimenti di quegli anni; in particolare per leggere i valori, le attese, le poste in gioco che stavano alla base di quella grande guerra, succeduta alla "liberazione" garibaldina che fu la guerra del brigantaggio; combattuta e sostenuta dalle popolazioni meridionali pressoché sull'intero loro territorio, per la durata di un decennio, contro un nemico feroce e armato fino ai denti. In questo quadro acquistano un particolare valore di documento storico, oltre che di documento letterario, le poesie di carattere politico, scritte in dialetto dall'abate Martino di Galatro (RC), negli anni in cui quegli avvenimenti ebbero svolgimento - tra il 1851 e gli anni successivi alla nomina a re di Umberto I (1878) - ai quali egli prese parte con la viva passione di un patriota liberale prima e con la lucida amarezza di un meridionale deluso poi. Di tali poesie viene ora pubblicata una raccolta completa.